Parco Archeologico di Antigonea

Parco Archeologico di Antigonea

Things to do - general

La città di Antigonea rappresenta una delle realtà più interessanti e splendide  dell’ archeologia e della cultura Albanese. Dopo anni di scavi Antigonea è stata inserita nell’elenco delle città antiche più complete nel bacino del mediterraneo del III e II sec a.C. Questa città fu costruita grazie ad un decreto speciale di Re Pirro dell’Epiro nell’anno 295 a.C. e il nome fu deciso in onore della prima moglie del re, che era, tra l’altro, la figlia del Re d’Egitto, Ptolomeo. La città è stata costruita secondo lo schema ortogonale di Hipodamo. L’Acropoli, le vie centrali, i laboratori degli artigiani, i negozi, le strade dritte, vari utensili rinvenuti da un’antichissima carrozza sono solo una minima parte dei tesori di questa città.

Grazie alla sua posizione dominante, che consentiva il controllo del territorio circostante, e alla vicinanza al percorso poi ricalcato dalla via Egnatia, che collegava DurazzoApollonia Oricum con gli altopiani del sud, Antigonea poté assurgere al ruolo di importante centro economico, sociale, culturale e politico, divenendo uno tra gli insediamenti più importanti dell’antichità.

Le numerose monete rinvenute attestano contatti commerciali con la Lega Epirota, Corinto, Corcira, Larissa, Taranto e altre città del Peloponneso, d’Asia, del regno macedone e della costa adriatica.
La valle di Drin, nel sud dell’Albania, nell’antica regione della Caonia, presenta una delle più grandi concentrazioni di siti antichi di tutto lo stato. E’ sempre stata una zona ricca e fertile, nonché una importante via di comunicazione che si estende dalla valle del Selose al confine con la Grecia. Al centro della valle, sulla riva destra del fiume, in cima alla collina di Jerme si trova Antigonea

Country Albania
Lingue parlateAlbanese
Valuta utilizzataLekë

Cultura e storia

Al momento della fondazione della città, avvenuta per volere di Pirro tra il 297 e il 295 a.C. in onore della prima moglie Antigone, la valle di Drin era occupata da una serie di rifugi fortificati di altura come Laboha Melan, e diversi insediamenti aperti nel fondovalle.
Non si esclude che Antigonea possa essere sorta su di un abitato già esistente: fu comunque concepita come una città di nuova fondazione, con una superficie urbana di 60 ettari, con un impianto di tipo ellenistico, dotata di un circuito murario in pietra, di un’acropoli fortificata e di un articolato sistema stradale.
Antigonea era un centro commerciale di primo ordine, con un’economia basata sull’agricoltura, sull’allevamento e sull’artigianato. Gli scavi delle botteghe che si estendevano su diverse insulae della superficie abitata hanno portato alla luce numerosi manufatti che testimoniano la varietà dei mestieri e delle relative produzioni: abbondano reperti fittili come terrecotte architettoniche, antefisse, rosette e stampi per la loro produzione, accanto a oggetti metallici artistici, quali vasi in bronzo decorati con figurine di animali o esseri mitologici come Poseidon, la Sfinge o le sirene. Pithoi e macine testimoniano attività legate all’agricoltura, e diversi strumenti quelle relative alla concia delle pelli e alla lavorazione della pietra, due tra i settori artigianali che primeggiavano ad Antigonea. Notevole è anche il rinvenimento di oggetti metallici di uso agricolo artigianale quali falci, ganci, scalpelli, asce, martelli, compassi.
Questa sua preminenza, e la scelta degli abitanti di schierarsi comunque con i Macedoni, dopo la sconfitta di Filippo V nel corso della terza guerra di Macedonia, fu alla base del saccheggio della città nel 167 a.C. per volere del console romano Emilio Paolo. Gli abitanti furono venduti come schiavi a Roma: la città rimase abbandonata per circa 700 anni, lasciando il territorio in condizioni desolate. Nel II secolo d.C. la situazione cambiò grazie all’imperatore Adriano: la fondazione di Adrianopoli nel fondovalle diede un nuovo input alle comunità sparse nel territorio, che godettero di una condizione di relativa prosperità sino all’invasione dei Goti, alla fine del IV secolo d.C.

Gli scavi che permisero la sua individuazione furono iniziati dall’archeologo greco Demitrios Evangelidis nel 1913, ma fu l’archeologo albanese Dhimosten Budina a scoprire, tra il 1970 e il 1980, il piano della città e il suo nome, grazie anche al ritrovamento di una serie di tessere di bronzo iscritte con il nome ANTIΓONEΩN.
Le rovine di Antigonea occupano la sommità di un dorsale, di forma pressoché triangolare, caratterizzata da due picchi collegati fra loro da uno stretto passaggio. Il picco settentrionale, meglio noto come la collina si San Michele, fu destinato all’acropoli, inclusa nel sistema di fortificazione della città e separata da un muro interno munito di torri.
Antigonea costituisce un chiaro esempio di città costruita con una precisa idea di pianificazione urbanistica: gli scavi archeologici hanno, infatti, consentito di ricostruire l’impianto ortogonale di stampo ippodameo adattato al terreno mediante la costruzione di terrazzamenti.
Il sistema si basava su due arterie principali parallele e orientate nord-sud, dotate di marciapiede e larghe 7 metri circa, che s’incrociavano perpendicolarmente con arterie secondarie., larghe 5,5 metri, formando una serie diinsulae di dimensioni costanti: ogni insula comprendeva 16 parcelle separate da passaggi, e presentava, sul lato più largo, due abitazioni separate da un corridoio di un metro che serviva a raccogliere le acque, convogliate nel sistema di canalizzazione che aveva accompagnato la realizzazione del sistema stradale.
L’eccezionale stato di conservazione delle aree a destinazione abitativa e artigianale ha permesso l’individuazione di 4 tipi di abitazioni, realizzati tra il II e il II secolo a.C., sulla base dell’assenza o delle caratteristiche del cortile interno: accanto a quelle con cortile a peristilio quadrangolare troviamo quelle con un cortile porticato su uno o due lati; a un terzo tipo sono ricondotte le caso con i mezzo un lungo e stretto corridoio ai cui lati si sviluppano le stanze, mentre l’ultimo tipo è formato di abitazioni in cui il cortile è posizionato in un angolo della casa.

Come in ogni altro centro ellenistico, il cuore commerciale e politico della città è da individuare nell’agorà. Realizzata su un terrazzo appositamente costruito che si affacciava sulla valle del Drin, si inserisce nel sistema ortogonale della città, utilizzando la strada principale come limite di separazione dalla parte abitata.

Gli scavi hanno portato in luce due edifici interi di carattere pubblico: il primo è una stoà, lunga 59 m e larga circa 10 m, il cui orientamento a sud costituiva il limite della piazza, decorata con colone doriche. Il secondo monumento è a ovest della strada principale: di forma quadrangolare, con un portico e separato in tre parti comunicanti fra loro, era probabilmente un luogo adibito a banchetti. A nord-ovest di questo vi è un terzo edificio d’incerta interpretazione: è caratterizzato da una corte centrale con peristilio, a nord-ovest del quale si trova una sala con esedra consacrata al culto; e stato interpretato come il gymnasium o un prytaneion.
Alcuni dei materiali emersi nel corso dello scavo di quest’area sono da ricondursi allo stretto legame tra Pirro e la città: sono rinvenuti, infatti, i frammenti di una statua equestre in bronzo, probabilmente rappresentante il re epirota a cavallo, con la mano alzata in un gesto di benedizione. La statua potrebbe essere stata smantellata dai Romani durante il saccheggio di Antigonea. In seguito al quale i vari elementi, smembrati, sarebbero stati “ nascosti” nell’agorà all’interno di un pithos.
In epoca cristiana Antigonea fu rioccupata, come testimonia una piccola chiesa paleocristiana con cappella a triconco e pavimento a mosaico, eretta intorno al 500 d.C. sulla punta meridionale del sito, con una vista spettacolare sulle montagne.

Le fortificazioni
Appen giunti sul pianoro si è accolti dai resti imponenti della fortificazione ellenistica, che racchiude un’area 45 ettari: lunga 4000 m, si adattava alla forma della collina, sviluppandosi soprattutto nei punti meno protetti naturalmente, a sud e a sud-est. Il calcare locale venne utilizzato per la più piccola e antica cinta muraria, racchiudente un’area 2,2 ettari, realizzata in un opera poligonale nel IV sec a.C., e per la seconda, per la quale sembra, allo stato attuale delle ricerche, che i paramenti in opera poligonale a sud-est e in blocchi in opera isodoma a sud siano stati realizzati nel corso di una stessa fase costruttiva, datata al III sec . a.C. Tre porte si aprivano nel suo percorso, rinforzato da 13 torri quadrangolari distanti 32 m l’una dall’altra.

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