CULTURA

L’Albania è un paese molto ospitale e ha le sue proprie particolari tradizioni di cortesia strettamente connesse al concetto di ospitalità, un concetto simile a quello dell’ “ospite sacro” di Omero presente nella letteratura classica. Molte tradizioni albanesi di ospitalità provengono dal Kanun, (o il Codice consuetudinario), un testo del XV secolo scritto dal potente clan Dukagjin, anche se molte delle leggi scritte nel codice risalgono a tempi più remoti. Come scritto nel Kanun, all’ospite verrà mostrato il massimo rispetto e verrà offerto un posto a capo-tavola. L’ospite viene quindi intrattenuto con tutto il meglio che la famiglia ha da offrire, di solito sotto forma di vino e raki (grappa) fatto in casa, i liquori tradizionali albanesi.  E’ ricorrente stringersi la mano quando ci si incontra, e in molti casi ci si bacia sulle guance, in genere quattro volte.  Uno dei gesti che comunemente crea confusione tra albanesi e non albanesi è quello di indicare un “si” e un “no” con il movimento della testa: infatti, al contrario dagli italiani, in Albania si scuote la testa da destra a sinistra per affermare un “si” mentre, per indicare un “no”, si muove il capo da giù in sù. Un altro gesto specifico albanese molto caratteristico, che potrebbe essere fonte di confusione per gli stranieri, è quello di portarsi il palmo della mano al petto (soprattutto dagli anziani) per esprimere gratitudine al diretto interlocutore.

Gli albanesi usano dare la mano non solo per salutarsi all’arrivo ma anche quando si lasciano, questo anche tra persone che si conoscono già. Tra amici, siano essi donne o uomini, si usa dare un bacio sulle guance, e quando questi non si vedono da molto tempo, il numero dei baci tende aumentare. In genere, gli albanesi, usano togliere le scarpe prima di entrare a casa propria o quella degli altri. Non vi stupite se mentre entrate in casa vi viene offerto un paio di ciabatte o sandali per metterle mentre state dentro.

Fumare è molto comune. Rari sono i bar e ristoranti che hanno il divieto di fumare. Ciononostante, non è permesso fumare nei trasporti pubblici e la gente solitamente rispetta questa decisione. Durante lunghi tragitti, il pullman o il minibus si ferma diverse volte per la pausa sigaretta.

In un paese come  l’Albania, rimasta per 50 anni chiusa dal resto del mondo, la popolazione tende a rendersi partecipe  nelle conversazioni con gli stranieri, soprattutto durante i viaggi. Le loro domande possono diventare personali in poco tempo, anche se l’intenzione loro non è affatto quella d’essere invadenti. A volte è molto difficile rispondere a domande del tipo, quant’è il tuo stipendio? Dato che un pensionato in Albania prende 100 € al mese.

Il caffè copre un ruolo importante della vita albanese, molto più di quello della grappa. Con il caffe davanti si concludono affari, si offrono lavori e si combinano matrimoni. Prendere un caffè con un albanese significa passare insieme minimo una mezz’oretta. Tradizionalmente, il caffè si prepara come in tutti i paesi dei Balcani; il caffè macinato fino, acqua e zucchero si mette a bollire per un po’ tutto insieme, quello che gli albanesi chiamano “caffe turco”. Questo vi verrà offerto nelle case e nei bar e ristoranti delle piccole città, anche se l’espresso italiano ormai lo si trova ovunque, a meno che se ne va via la corrente elettrica e ci si accontenta del “caffè turco”, ovviamente dopo aver risposto con una delle opzioni: dolce,  standard (che è quasi dolce), poco zucchero oppure amaro.

Comunicare in Albania è più facile di quanto si pensa; è il popolo più poliglotta d’Europa, probabilmente perché il paese è stato isolato per molto tempo e pochi stranieri conoscono la loro lingua. L’inglese viene parlato soprattutto dai giovani, ma non è strano che un giovane albanese parli due o tre lingue straniere. Gli anziani non parleranno l’inglese ma di sicuro sapranno risponderti in italiano o in francese. La lingua più parlata è l’italiano, data la trasmissione di diversi programmi televisivi italiani. Anche durante il comunismo le città costiere riuscivano a sentire le trasmissioni italiani perciò la generazione di 30-40 anni è cresciuta con quella lingua. L’italiano viene parlato altresì dalla vecchia generazione che ha studiato l’italiano a scuola durante gli anni ’30.

Enver Hoxha, il dittatore che tenne isolato per mezzo secolo l’Albania, studiò in Francia e durante il comunismo diversi  lycée francesi sono stati costruiti a Korca e Argirocastro. Specialmente in queste città, ma anche altrove, un gran numero di albanesi parla il francese.  Al sud del paese il greco è la lingua più diffusa. Nelle aree che confinano con i paesi del nord invece si parla serbo-croato anche se non è cosi diffuso come il greco al sud. La generazione del dopo guerra: coloro che frequentavano la scuola o l’università  negli anni ’50, hanno imparato il russo anche se non l’hanno potuto usare per 30 o 40 anni e poco si ricordano. Per chi invece ha adesso 50 anni ha studiato il cinese poiché in quegli anni usavano andare a studiare in Cina.

Tratto da Bradt Guide “Albania”, di Gillian Gloyer, 3d edition. 

Tradotto da F. Rodakaj