Parco Archeologico di Apollonia

Parco Archeologico di Apollonia

Things to do - general

Inserita in un paesaggio che poco è cambiato rispetto all’antichità, Apollonia ti affascina per la collocazione dei monumenti nella natura vergine, attirandoti, per ore intere, duemila anni da oggi, in un’atmosfera di ristoro e meditazione. Per la grande ricchezza archeologica che custodie, Apollonia può considerarsi la “Pompei”dell’Albania. Abitata per un periodo di più di mille anni come importante centro economico e culturale, essa fu abbandonata durante il Medioevo, senza essere distrutta o ricostruita, come successe per Dyrrhachium (Durazzo), Aulona (Valona), Onchesmus (Saranda).  I resti dell’antica Apollonia ergono nei pressi dell’odierno villaggio diPojan, circa 12 km a ovest della città di Fier, sulla collina omonima tagliata dal massiccio del Mallakaster. Strabone attribuisce la data di fondazione di Apollonia al 588 a.C., quando là si stanziarono coloni provenienti da Corinto e da Corcira (Corfù).

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

Le numerose rovine, le iscrizioni e le sculture conservate nel Monastero di Santa Maria attirarono l’attenzione dei curiosi e degli studiosi che non ebbero difficoltà a identificare il luogo con Apollonia. L’umanista italiano Ciriaco d’Ancona fu il primo viaggiatore con interessi archeologici che visitò Apollonia nel 1435, mentre il console francese L. Pouqueville, il console inglese W. M. Leake, così come il vescovo ortodosso greco di Berat Anthimos, furono i primi che durante il XIX secolo pubblicarono inscrizioni e oggetti archeologici di Apollonia. Nel 1861 sostò ad Apollonia il primo archeologo che pubblicò la pianta della città antica e alcune sculture che porto con sé a Louvre, il francese L. Heuzey. Nel 1904 l’archeologo austriaco K. Patsch pubblicò un’opera più esauriente degli oggetti conservati nel Monastero, mentre i veri e propri scavi furono realizzati per la prima volta dal suo collega C.Praschniker, nel 1916-18, spesso sotto i colpi dell’artiglieria italiana come scrisse nel suo diario. Egli pubblicò i risultati degli scavi e di una discreta quantità di antichità che trasporto in gran parte al museo di Vienna. Nel 1924, una missione francese diretta da Leon Rey, iniziò una campagna di scavi ad Apollonia. I risultati erano molto promettenti con il ritrovamento della stoà, del bouleuterion e in seguito dell’odeion e della biblioteca. Un’ importante collezione di ceramiche fu riportata alla luce dagli scavi nella necropoli e fu posta, temporaneamente, nell’edificio dell’Indipendenza a Valona, dove fu saccheggiata dai soldati italiani nel primo giorno di conquista fascista. Durante la guerra fu realizzata una spedizione da C. Sestrieri, che scoprì l’edificio di un antico ginnasio a sud del monastero. Scavi sistematici ricominciarono nel 1947 da una spedizione dell’Istituto delle scienze, diretta dall’unico archeologo di quel tempo, Hasan Ceka. Nei primi anni si completò lo scavo del muro del temenos, iniziato da Rey e si scavò nella necropoli a tumuli e presso le mura di cinta. Nel 1958-60 una grande spedizione russo-albanese diretta da S. Islami, H. Ceka e V. Blavatskij, diede un vero impulso agli scavi con la scoperta del tempio di Diana, nell’agorà , una parte delle mura di cinta, alcune abitazioni e una strada della città. Inoltre, fu scavato un grande tumulo contenente 136 sepolture, con un inventario molto ricco, che rese possibile l’allestimento di un museo nelle stanze del monastero di Santa Maria. Dopo l’allontanamento dei russi nel 1961, gli scavi furono proseguiti da H. Ceka (1962-1967), che rinvenne la grande fontana monumentale della città. In seguito, A. Mano e S. Dautaj iniziarono lo scavo del teatro (1969- 1982) mentre V. Dimo e L. Koço proseguirono gli scavi nella necropoli e presso le mura di cinta. Dall’anno 1992, una spedizione in collaborazione franco-albanese, diretta da N. Ceka e B. Vreka dell’Istituto Archeologico e P. Cabanes dell’Università X di Parigi e J. L. Lamboley dell’Università di Grenoble, ricominciò gli scavi nell’agorà, ritornando alla tradizione anteguerra. Fu scoperta una strada larga, che entra nell’area del temenos da occidente e anche un muro di rinforzo di una terrazza, sulla quale era stato eretto un tempio, probabilmente quello di Artemide. Dall’anno 1998 una spedizione albano-americana, diretta da M. Korkuti e J. Davis iniziò le ricerche in un sito del paleolitico superiore, nei dintorni di Apollonia. Cinque generazioni di archeologi, nell’ arco di un secolo, si sono dedicate ad Apollonia.

Quello che è stato scoperto non costituisce più del 5% della superficie dell’antica città e sembra che il proverbio latino ars longa, vita brevis (la scienza è eterna, la vita è breve) si adatti completamente ad Apollonia. Comunque, lo studio complessivo di ciò che si conosce dell’antica città: i dati degli autori antichi, le iscrizioni, i monumenti, le monete, la ceramica e altro, dà l’opportunità di creare un quadro generale della storia e della vita di Apollonia.

STORIA DELLA CITTA’

Secondo Stefano Bizantino, i coloni elleni trovarono là indigeni della tribù dei Taulanti. Egli aggiunge che i primi coloni erano 200 abitanti dei villaggi dell’Elide, Cisysium e Dyspontium, ed erano guidati da Gylace. Dal nome del fondatore, l’odierna pianura della Myzeqeja prese il nome, allora, di Gylakion Pedion (Pianura di Gylace). Pausania, leggendo l’iscrizione di un monumento dedicato dagli abitanti di Apollonia ad Olimpia, intorno all’anno 460 a.C., afferma che la città sia stata fondata da Febo (Apollo), dai lunghi capelli. Questo fatto fa comprendere che i coloni, prima di decidere della fondazione della città, consultarono l’oracolo di Apollo a Delfi, usanza, questa, molto comune per molte fondazioni. Questa era la ragione per cui spesse volte essi davano alla nuova città il nome di Apollo, che era considerato il protettore dei coloni. Di conseguenza, esistevano circa trenta antiche città con il nome Apollonia e la nostra città si distingueva da esse per la qualificazione: Apollonia dell’Illiria,dello Ionio o dell’Epiro. I dati archeologici hanno confermato le informazioni storiche sopra citate: l’iscrizione ricordata da Pausania è stata rinvenuta durante gli scavi a Olimpia, mentre un’iscrizione da Apollonia menziona la pianura di Gylace. Gli scavi ad Apollonia, comunque, hanno permesso di correggere la stessa data di fondazione della città, la quale, in base alla ceramica ritrovata presso le mura di cinta del lato orientale, si deve porre intorno all’anno 620 a.C., quindi subito dopo la fondazione di Dyrrhachium (627 a.C.). Le ragioni per cui i coloni scelsero la collina di Apollonia per costruire la città, consistevano nella sua posizione molto favorevole verso la pianura, il fiume e il mare. Come ci informa Strabone, il mare si trovava in quel tempo lontano quant’ è oggi, 60 stadi, circa 12.km. Comunque, Apollonia era un porto importante perché le navi sì introducevano attraverso il fiume Aoos (Vjosa), che passava solo ad 1,6 km  a sud della città. Una buona parte dei coloni erano agricoltori ed Erodoto informa che essi suddivisero la pianura in parcelle. Coloro che si dedicarono al commercio sfruttarono vie di comunicazione importanti, che partivano o si incrociavano ad Apollonia. Secondo Polibio, la via Egnatia iniziava da questa città. Le sue tracce furono seguite nel 1916 dall’archeologo austriaco C. Praschniker e si distinguono ancora oggi nella pianura di Roskovec, nel passaggio del fiume Apsus (Seman), a Kuçova e oltre, a Cerrik e Elbasan, dove si immettevano nella Valle dello Shkumbini verso Lychnidus (Ochrid).

Altre strade portavano da Apollonia verso Dyrrhachium e Aulona (Valona), o l’Epiro e Macedonia attraverso la valle dell’Aoos e le strettoie di Antigona.

Immediatamente dopo la fondazione, Apollonia divenne un importante centro di produzione artigianale, soddisfacendo, con ceramiche, strumenti, armi di bronzo e di ferro, decorazioni in oro e argento, non solo la grande popolazione della città ma anche l’entroterra illirico.

Nel IV sec. a.C., Apollonia conobbe la sua fioritura, espandendosi su tutto il versante occidentale della collina per una superficie di 81 ettari, che era circondata da mura di 4 km di lunghezza. Due cime di colline dominavano la città dall’alto. Quella meridionale, alta 104 m, costituiva il temenos, l’area sacra intorno al tempio di Apollo, cinto da un muro ornamentale, mentre la cima di 101 m di altezza, che costituiva l’acropoli militare, chiamata da Cesare arx, era isolata da una fortificazione particolare. Fra le due colline e nelle terrazze a occidente e a sud del temenos era stato riservato lo spazio per la zona pubblica, l’agorà. Là furono scoperti anche i monumenti più importanti come il bouleuterion, l’odeion, il portico con nicchie, il teatro ed altri. Tutto il resto dei versanti della collina, all’interno del circuito murario, fu occupato dai quartieri abitativi, tranne una superficie di circa 4 ettari, nell’angolo nord occidentale della città, dove si trovavano le sorgenti d’acqua. Questo era l’euchorion, una zona lasciata libera per ospitale la popolazione dei villaggi, con il bestiame e i possedimenti mobili in caso di guerra. Fin dal IV sec. a. C., una parte dei quartieri si espanse oltre il circuito murario, nella parte occidentale, dove, in direzione di una delle entrate principali fu edificato anche un mercato. Dal lato opposto fu fondata, durante secoli VII-VI a. C., la necropoli a tumuli. Fino al I a.C. le sepolture occuparono tutto il versante occidentale della collina, mentre nei secoli I-III esse si estesero anche nella pianura a occidente della città.

Dopo la data, non troppo certa, della fondazione (l’anno 620 a.C.), domina un completo silenzio di un secolo sulla storia di Apollonia. In maniera indiretta, Erodoto ci informa che gli abitanti di Apollonia mandarono un contingente di soldati alla battaglia di Salamina e il loro sacerdote, Deifone, previde anche la vittoria sui Persiani (480 a.C.). Poco tempo dopo, intorno all’anno 460 a. C., Apollonia entrò in conflitto con gli Illiri Amantini, a quel che sembra per raggiungere l’obiettivo di conquistare le terre a sud del fiume Aoos, dove si estendeva questa comunità, o forse per controllare le importanti fonti di bitume a Ninfeo. Gli abitanti di Apollonia ottennero una schiacciante vittoria in questa guerra, conquistando il capoluogo degli Amantini, Thronion. Con un decimo del bottino di guerra essi eressero un monumento a Olimpia, che fu eseguito da Lyco, figlio del famoso Mirone. Nel 436, Apollonia, che aveva un governo oligarchico, sostenne i democratici di Dyrrhachium che erano stati accerchiati, in città, dagli aristocratici. Apollonia divenne base dei reparti militari mandati da Corinto, da Leucade e dall’Ambracia, i quali partirono via terra per l’assedio di Dyrrhachium, per evitare la flotta nemica dei Corciresi e degli aristocratici di Dyrrhachium. La guerra si concluse con la disfatta della flotta corinzia e la vittoria dei democratici a Dyrrhachium. Dopo questo avvenimento segue un altro secolo di  silenzio su Apollonia, cosa da attribuire sicuramente ai buoni rapporti con il regno  Illirico di Bardylis, che si estendeva nel suo entroterra. A metà circa del IV sec. a.C.  Filippo II di Macedonia iniziò una guerra contro questo stato e i primi successi obbligarono Apollonia a cercare alleati presso i nemici del re, in primo luogo a Corinto. Questo è stato documentato quando la citta iniziò a battere moneta d’argento, che riportava i simboli delle monete corinzie: Atena e Pegaso.  D’altro canto, Apollonia fece fronte, nel 314 a. C., all’assedio dell’esercito del re Glauco, che era diventato il re illirico più potente. In quell’anno, insieme a Dyrrhachium, la città fu conquistata dall’esercito del re macedone Cassandro. Nel 312, Apollonia e Dyrrhachium si ribellarono e, con l’aiuto di Glauco e dei Corciresi, si liberarono. Cassandro inviò immediatamente un esercito per punirli, ma come scrive Diodoro (XIX, 89,2) “quelli della città non si persero d’animo ma mandarono emissari per chiedere aiuto ad altri alleati e immediatamente si allinearono davanti alle mura della città. Dopo una lunga e dura battaglia e avendo un esercito maggiore, gli abitanti di Apollonia sconfissero i nemici e li costrinsero ad andarsene”.

Dopo questo avvenimento, Dyrrhachium e Apollonia conservarono la loro autonomia sotto il dominio di Glauco, che fu rispettata anche dal suo successore Monunio. La sua capitale si trovava a Cakran, a soli 25 km da Apollonia. Da Appiano e da una notizia di Plinio, secondo il quale Pirro dell’Epiro cercava di costruire un ponte sull’Adriatico partendo da Apollonia, si può trarre la conclusione di una conquista della città da parte sua, dopo la morte di Monunio, intorno all’anno 275 a.C. Nel 272, quando Pirro fu ucciso, gli abitanti di Apollonia guadagnarono l’indipendenza sotto un governo formale del re illirico Mytilio. Contemporaneamente, per proteggersi dagli attacchi del figlio di Pirro, Alessandro, essi fecero sforzi per trovare alleati in Roma e in Etolia. La situazione di pace, nella metà del III sec., diede ad Apollonia la possibilità di rafforzarsi economicamente e di attuare progetti importanti, quali la costruzione delle mura di cinta, del teatro, del ninfeo e altre. Inoltre, con i numerosi coni monetari, in argento e in bronzo, la città soddisfaceva le necessità del mercato nell’entroterra illirico. D’altra parte, anche il regno illirico si era abbastanza rafforzato in conseguenza dell’annessione di terre da Rhison (Le Bocche di Cattaro) a nord, fino alla valle del fiume Aoos (Vjosa) a sud. Dopo che ebbe conquistato la capitale dell’Epiro, Fenice e obbligato gli Epiroti e gli Acarnani a diventare suoi alleati, l’esercito illirico, sotto la guida di Teuta, iniziò l’assedio di Apollonia nella primavera dell’anno 229 a.C. L’intervento deciso di Roma, che ebbe timore della forte rivalità illirica nell’Adriatico, salvò Apollonia dalla conquista illirica, ma la pose sottò il dominio romano. Per quasi un secolo, questo si realizzò nella forma di protettorato che includeva anche Dyrrhachium e l’entroterra illirico, abitato da Partini e Atintani. Durante questo periodo, Apollonia servì da base per l’esercito romano che conquistò l’Illiria nel 229 a. C. e attaccò successivamente la Macedonia. Nel 214 a.C., gli abitanti di Apollonia, insieme ai romani, annientarono l’esercito di Filippo V, che aveva accerchiato la città, attaccando all’improvviso, di notte, il campo militare del re. ” Lo stesso re – scrive Tito Livio (XXIV, 40, 13)- così come si svegliò dal sonno, seminudo e con indumenti più adatti ad un poveraccio che ad un re, fuggì di corsa verso il fiume e le navi”. Nel 211 e nel 205 a.C., Filippo tornò per assediare nuovamente la città, ma senza successo. Nel 199 a.C., partì con il suo esercito, da Apollonia contro la Macedonia, il console Sulpicio, trasferendo la battaglia lontano dai confini della città. Con la vittoria nelle strettoie dell’Aoos, nel 198 a.C., un altro console, Flaminio, allontanò definitivamente.

Il pericolo macedone dai dintorni di Apollonia, ma dall’altra parte si rafforzò il dominio romano. Nel 48 a.C., Apollonia fu inclusa, come città, nella provincia della Macedonia e fu costretta a pagare le tasse. Cicerone si meravigliò della bellezza di Apollonia e la chiamo “magna urbs et gravis” (grande e imponente città).

Nel 48 a.C., la città aprì le porte a Cesare nella sua campagna contro Pompeo, trascinando dietro di sé anche Byllis, con le altre città illiriche. Nell’anno 44, arrivò Augusto, con il suo amico Agrippa e restò alcuni mesi per studiare retorica presso gli oratori di Apollonia. Poco tempo dopo G. Antonio, si fortifica ad Apollonia, ma abbandonato dai suoi seguaci e dai suoi soldati cade prigioniero di Bruto. L’attegiamento a favore di Cesare e Augusto, diede ad Apollonia, come ricompensa, lo stato di città indipendente e libera da tasse. La città conservò lingua e cultura greca, così come tutte le istituzioni politiche che avevano avuto nel periodo d’indipendenza. Le strade principali, inoltre, continuarono a passare per Apollonia. Nel 234 d.C., un forte terremoto distrusse le città del litorale orientale dell’Adriatico, ma mentre Dyrracchium si riprese, Apollonia fu gradualmente abbandonata, per rimanere solo come centro episcopale, nei secoli IV-V d.C., il vescovo Fenice rappresentò sia Apollonia che Byllis nel Consilio di Efeso. Nel 458 d.C., nel Concilio di Calecedonia, compare solo il vescovo di Byllis, Filocharus, in seguito anche quello di Aulona, ma non più quello di Apollonia.

Un’iscrizione del periodo Giustiniano (527-565 d.C.) testimonia di un ultimo tentativo di riparare le mura di cinta. Nel IX sec. Sembra sia stato fondato il nucleo del monastero, se è esatta la lettura di M. Leake delle iscrizioni delle sepolture dei due igumeni, oggi perdute. La chiesa fu edificata nel secondo quarto del XIII sec., secondo un modello bizantino, ma sotto l’influenza del sud dell’Italia. Più tardi furono costruiti l’esonartece e la cappella settentrionale. Il monastero, com’è testimoniato dalla sala da pranzo (refettorio), assunse la sua forma completa nel XIV sec., e costituiva un’area isolata nella zona rurale ortodossa della Myzeqeja. Vicino ad esso, fin dal XIII sec., è provata anche l’esistenza di un villaggio: Pollina (Pojan), il cui nome rappresenta un’eredità dall’antica Apollonia.

Country Albania
Lingue parlateAlbanian
Valuta utilizzataLekë

Come arrivare

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